Nello Baroni a Prato (2)

Nel 1954 l’architetto fiorentino Nello Baroni progettò a Prato un edificio destinato ad abitazioni e albergo (proprietà Fiesoli) in via Montegrappa, o meglio nello slargo tra questa strada, viale Vittorio Veneto e via Tacca.

Il significato urbano di questo nodo stradale si è parzialmente perso ma in quegli anni doveva rappresentare il simbolo della modernità in una città proiettata verso il futuro e la crescita impetuosa.
L’incrocio è circondato da edifici significativi, all’epoca i più alti in città, commissionati da importanti imprenditori cittadini e progettati, oltre che da Baroni anche da Italo Gamberini (condominio S.Michele e palazzo Gambin), Raffaello Fagnoni (Inail) e dall’ing. Forasassi,  interessante e prolifico progettista locale (palazzo Benelli).

Il primo progetto di Baroni (presente nell’Archivio comunale) risolveva questo difficile lotto angolare con due edifici accostati, della stessa altezza ma con caratteristiche diverse.
Nel 1955 Baroni presentò una variante, che poi fu realizzata, distinguendo più nettamente il corpo di fabbrica destinato ad appartamenti (piuttosto convenzionale e dalla discutibile conformazione con chiostrina interna) e quello dell’albergo che venne alzato fino a sette piani fuori terra. Il tal modo il volume dell’hotel (oggi uffici e abitazioni) contribuiva con gli edifici vicini a creare una polarità significativa, benché oggi  svuotata dalla decadenza dell’intero settore urbano.

I volumi sono articolati in modo da distinguere ingresso, disimpegni, uffici e spazi comuni, concentrati in un volume basso su via Tacca e i collegamenti verticali in laterizio dal corpo di fabbrica delle camere, le cui facciate sono scandite da serie verticali di piccole logge in aggetto.
Un basamento arretrato, con negozi, unifica l’attacco a terra, confermando l’originaria vocazione di polo commerciale dell’incrocio.

23517702_2007984436113422_1584004887685662766_nL’edificio di Baroni, esempio di perfetto inserimento urbano e di corretto utilizzo dei materiali, porta però a riflette sull’invecchiamento del linguaggio architettonico.  Oggi, a prima vista, sembra un progetto convenzionale e assimilabile all’edilizia corrente dei successivi decenni ’60 e ’70,  forse addirittura trascurabile, mentre appena costruito doveva sembrare all’avanguardia o comune perfettamente aggiornato alle forme globalizzanti dell’International style, alle quali, in altre occasioni, Baroni era sfuggito.
Allo stesso modo è probabile che gli edifici che oggi ci sembrano più moderni e innovativi e adeguati alle tendenze internazionali, saranno i primi a sembrare superati tra qualche decennio.

Altri materiali per una “Guida dell’Architettura del XX secolo a Prato”: