Dopo 90anni

Nei prossimi mesi il ponte pedonale Leopoldo II, ormai praticamente completato, sarà inaugurato; questo dopo un concorso di progettazione, la difficile ricerca dei finanziamenti e l’ottimo intervento di ricostruzione su progetto dello staff dell’architetto pistoiese Giorgio Pasquini che nessuno degli articoli di queste settimane cita mai, non si sa perché.

Sembrano lontani i tempi (erano gli anni ’90) in cui quasi nessuno conosceva cosa rappresentassero i due superstiti piloni di pietra del ponte ottocentesco. Ancora negli anni ’80 ho sentito persone di buona cultura affermare che si trattava di ruderi romani.

Alcuni studiosi avevano trattato del ponte a margine di altri argomenti, senza però riuscire a portarlo all’attenzione della politica e dell’opinione pubblica.
Finalmente, con gli anni, grazie all’interesse di alcune persone, quasi tutte poggesi, (tra cui Gelli, Corsetti, Meoni, Adilardi, Formichella, Martini, e spero di non dimenticare nessuno), il ponte Leopoldo II entrò nel cono di luce che lentamente ha consentito di avviare l’iter per il rifacimento creativo, vista l’impossibilità del restauro filologico. Senza questa rivalutazione e riscoperta forse il risultato raggiunto non sarebbe stato possibile

Io spero di aver dato il mio contributo evidenziandone l’importante ruolo avuto nell’affermarsi in Italia della tecnologia dei ponti sospesi con un articolo sulla rivista “Ambra” (1997 ) e con un altro successivo su “Opere“, la rivista dell’ordine degli architetti (2005). Per questo ho  reperito all’epoca anche una documentazione fotografica inedita.

viale

Il viale del ponte sulla sponda poggese negli anni ’30 (archivio IAO, Firenze)

Dunque tornando al presente, il ponte ritornerà percorribile dopo 90 anni, collegando due territori che secoli di storia hanno unito e decenni di modernità separato.

E dunque vorrei celebrare questo successo delle amministrazioni di Prato e di Poggio a Caiano pubblicando questa foto degli anni ’30, credo inedita, che mostra il ponte chiuso da un muro per impedirne l’accesso. Una parte dell’impalcato di legno si era infatti deteriorato, compromettendo probabilmente anche l’assetto dei tiranti e rendendo improponibile il transito anche solo pedonale.  La guerra impedì il suo restauro (esiste una perizia del 1940) ma nonostante questo il ponte era ancora in piedi nel 1944 quando i tedeschi in ritirata, con la loro caratteristica pignoleria, vollero demolire un ponte del tutto impraticabile da oltre un decennio, minando gli ancoraggi sulla sponda destra.

Il viale della foto, che partiva dal podere Le Buche, era ancora esistente alla fine degli anni ’60 anche se con alberi diversi (ciliegi) piantati dagli allievi dell’istituto Agronomico per l’Oltremare; ripiantumarlo sarebbe un’opera di restauro ambientale.