Il Festival della Pizza e le piazze medievali

Come riportato in tutti i libri sulla storia dell’urbanistica, la città medievale italiana si sviluppa intorno a tre piazze, spesso vicine ma distinte, che organizzano tutto lo spazio entro le mura più antiche secondo regole che, solo a volte, giungono a conformazioni geometriche regolari, ma che comunque dimostrano una progettazione attenta ai rapporti visivi e agli usi degli spazi pubblici rappresentativi dell’identità cittadina e dell’autorità del potere comunale.

Le tre piazze costituivano tre poli coordinati tra di loro: la piazza del potere politico con il palazzo civico, la piazza del potere religioso con la cattedrale, il battistero e il palazzo vescovile, e infine la piazza del mercato sede degli scambi economici.
La loro sistemazione non  avvenne spontaneamente, ma con atti deliberati, interventi di demolizione e sistemazioni di lungo periodo; così fu a Piacenza, San Gimignano, Firenze, Siena, Assisi, Padova, ecc.
Qualche eccezione, come Pistoia, non smentisce però questo schema urbano ricorrente che coinvolge i comuni di mezza Italia. Solo più tardi con la cerchia di mure trecentesche, si aggiunsero le piazze davanti alle nuove chiese degli ordini monastici (San Francesco, San Domenico, Sant’Agostino, ecc.).

Anche l’antica Prato si organizzò, con vari interventi urbanistici, intorno a tre piazze: piazza Duomo, Piazza del Comune e Il Mercatale. Sicuramente, come in tutte le altre città, rigide regole stabilivano l’uso di ciascuno dei tre spazi pubblici.

foto TV Prato
Una delle tante bancarellate in piazza Duomo (foto TV Prato)

Oggi evidentemente la consapevolezza  della specifica identità degli spazi urbani si è persa e la piazza Duomo viene con grande frequenza utilizzata per concerti e soprattutto per manifestazioni, più o meno festose, caratterizzate quasi sempre dalla presenza dell’ossessione dei nostri giorni: il cibo.
Così nelle varie stagioni si succedono manifestazioni, annuali o una-tamtum, che propongono quasi sempre panini di dubbia provenienza, musica ad alto volume e stand variopinti: Festa delle regioni del mercatino italiano, Mercatini di Natale, Mercato europeo, Mercatino del Forte, Artigiani e non solo, Un Prato di Cioccolato, Festa dei popoli, Festa della Croce rossa, Pompieropoli, Total white dinner e annualmente il Pizza Festival o Pizza Village.
Il Consiglio del Popolo e il Podestà del XIV secolo non avrebbero consentito che il Festival della Pizza si svolgesse in Piazza Duomo e non per motivi di rispetto religioso, quanto di decoro urbano e di rispetto per i caratteri specifici di uno spazio pubblico identitario che non può essere a disposizione di una qualunque iniziativa commerciale. Infatti per secoli le manifestazioni festose e le fiere, con le giostre e i polli arrosto, si sono invece svolte nell’ampio spazio del Mercatale.

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Incredibilmente in una delle piazze più grandi d’Italia non c’è più posto per  mercatini e sagre; basti pensare alle polemiche e alle grandi manovre per l’organizzazione delle manifestazioni d’inizio settembre. Questo è dovuto alla sua trasformazione in enorme parcheggio e alla presenza di un’incongrua area verde risalente al ventennio.
Solo un’amministrazione coraggiosa potrebbe mettere mano a tale difficile situazione, senza soluzioni utopistiche (parcheggio interrato) ma realizzando uno spazio centrale aperto, mediante una progressiva riduzione del parcheggio e un radicale ridisegno dell’area verde, che ridarebbero spazio e immagine a una piazza medievale stravolta da scelte fatte nel XX secolo e ormai obsolete.
Ci sarebbe di nuovo spazio per tutte le attività che un tempo animavano il Mercatale, liberando piazza Duomo. Qualcuno potrebbe dire che le bancarelle di polpette fritte in piazza Duomo servono a combattere i fenomeni dello spaccio, della marginalità sociale e soprattutto del “degrado”. Ma a questa obiezione non riuscirei a rispondere.