La Casa del Littorio

Concorsi di architettura in piazza Mercatale (1)

I concorsi di architettura non hanno mai avuto molto successo a Prato. Per decenni sono stati praticamente esclusi, a torto o a ragione, dalla prassi progettuale della città, grazie alla pessima opinione che di essi aveva l’ex dirigente dei lavori pubblici.

Tuttavia occorre ricordare che i concorsi hanno avuto un ruolo importante nel determinare, in particolare, le sorti del grande spazio del Mercatale nel corso del XX secolo.

  1. Nel 1930, con concorso di architettura, fu costruita la Casa del fascio.
  2. Nel 1958  fu ricostruita con concorso la chiesa di San Bartolomeo, distrutta dalle bombe.
  3. Nel 2001 fu affossata, con un concorso, la concreta possibilità di rinnovare la piazza per darle dignità e funzioni.

Cominciamo dal primo.

Nel 1930 la piazza aveva ancora la sua importante funzione di contenitore di tutte le manifestazioni ludiche e commerciali della città: mercati, fiere, esposizioni, gare sportive trovavano al Mercatale quello spazio che oggi paradossalmente manca, nonostante i 3,3 ettari di superficie.[1]
Inevitabile quindi che proprio su tale piazza, adatta ad adunate e parate, il partito fascista volesse costruire la propria sede istituzionale, la cosiddetta Casa del Littorio, tra le prime in Italia.
Il bando del  1930 prevedeva un edificio su due piani sul lotto piuttosto stretto ottenuto dalla demolizione dei Tiratoi realizzati da Giuseppe Valentini dopo che, con la demolizione di quelli cinquecenteschi, aveva ridato unità visiva all’intera piazza.
L’impresa edilizia, come tante altre del ventennio, fu fortemente voluta dall’attivissimo e spendaccione podestà Sanesi che mise in ginocchio il bilancio comunale.
Nel bando si prescriveva un costo massimo di un milione di lire e si suggeriva di “armonizzare con la semplicità dell’adiacente piazza” e di “rivelare in un espressione vigorosa e composta delle forme l’austerità della funzione a cui l’edificio è destinato”.[2]

planimteria

Planimetria del progetto primo classificato

Il 18 agosto del 1930, nella sala Maggiore del Comune, si riunì la commissione formata dall’architetto Ezio Cerpi [3], dallo scultore Antonio Maraini [4],dall’architetto Raffaello Fagnoni e dall’intellettuale poggese Ardengo Soffici.  Non era presente il “comm. Curzio Malaparte Suckert”, unico pratese, che giustificò la sua assenza.[5]
Al concorso avevano partecipato quindici progetti di cui solo tre furono premiati. 

prospetto posteriore

Il progetto vincitore fu dichiarato quello dell’arch. Brunetto Chiaramonti, collega dei due architetti in giuria, sia nel corpo insegnanti della Regia Scuola Superiore di Architettura di Firenze, sia soprattutto nel direttivo toscano del sindacato architetti, a riprova che le tessere e le appartenenze avevano un qualche valore anche nel ventennio.

Casa del LittoriooggiI lavori di costruzione si svolsero assai rapidamente in pochi mesi nel corso del 1932 e l’edificio fu inaugurato il 26 ottobre del 1932.
Il progetto ricevette molte lodi, inevitabili per un’opera del regime:  L’Illustrazione Toscana del settembre 1930 evidenziò nel progetto “i principi inderogabili del classicismo con le esigenze di un’arte nuova”. Un articolo del Bargello del 1932 relativo all’inaugurazione ci vide una “genialità ed un equilibrio e misura tutta toscana”.
La scarsa qualità dell’edificio realizzato sembra invece evidente e ad è attestata dalle poche attenzioni da parte della critica. In particolare è stato evidenziato il “corto respiro provinciale e i molti limiti stilistici” e il riferimento “agli scaduti modelli formali dei primi anni Venti[6]
Giudizi fin troppo severi: in definitiva si tratta di un classicismo risolto, forse incongruamente, in senso quasi grafico nonostante la ricercata severità delle bozze in pietre delle lesene. Risulta simile a edifici milanesi degli anni ’20, senza però la loro ironia alla De Chirico, oppure a qualche palazzina della Garbatella, senza però la felice esuberanza del barocchetto romano.

Altro esito dal concorso non era lecito aspettarsi; del resto nel 1930 non si era ancora sviluppato pienamente il percorso di avvicinamento al regime dei pochi giovani razionalisti e il fascismo non aveva ancora manifestato l’effimero tentativo di rappresentarsi come istanza moderna che produsse i capolavori che conosciamo.
Non sappiamo come l’assente Malaparte avrebbe potuto incidere sulla scelta del progetto da parte della commissione. Certamente il progetto di Brunetto Chiaramonti, con il suo aspetto molto “Novecento”, sarà piaciuto a Soffici che in architettura aveva gusti piuttosto conservatori. Per il resto Fagnoni aveva solo 29 anni e non era ancora il grande progettista che fu nei decenni successivi.
Risulta evidente però che la conclamata mediocrità del progetto realizzato era comunque un merito rispetto all’anacronismo del secondo classificato (progetto Vetriani, Roccatelli, Traverso) e soprattutto all’inquietante progetto terzo classificato (arch. Felici).
Possiamo solo immaginare quelli esclusi.

terzo

Progetto terzo classificato

secondo

Progetto secondo classificato. Si noti il giardino ricavato nel Tondo i cui alberi sembrano appena piantati.

Evidente dunque che il concorso di architettura per la nuova Casa del Littorio, a cominciare dal bando e dalla nomina della commissione,  si svolse in un momento storico di passaggio per l’architettura e in una città sicuramente provinciale, e l’esito fu probabilmente il migliore che si potesse ottenere.

Nonostante la sua discussa qualità architettonica, sull’edificio risulta imposto un vincolo monumentale. Niente di male tenuto conto che per l’epoca tra le due guerre a Prato non si può certo  annoverare  un gran numero di edifici di valore e che comunque è giusto tutelarne qualcuno rappresentativo.
Stona però che nella stessa piazza non siano analogamente vincolate le Case Nuove, ben più antiche e di gran valore architettonico, storico e ambientale.
Peraltro l’edificio della casa del Littorio, come ci è pervenuto, risulta ampiamente manomesso mediante l’eliminazione dei bassi portici laterali a serliane (copiati da progetti di Piacentini), che lasciavano a vista le mura e la loro sostituzione con blocchi a tre piani per uffici che hanno assai peggiorato la costruzione.

dettagli

———————–

NOTE
[1] Piazza Mercatale è grande esattamente come piazza San Giovanni a Roma, il luogo delle adunate civili dell’Italia moderna.

[2] Le notizie sul concorso sono tratte da “Architettura e arti decorative“, organo del Sindacato Nazionale Architetti. 1931 – X aprile fasc. VIII,p. 399-406.

[3] L’anziano architetto Cerpi, funzionario della Soprintendenza, era conosciuto a Prato per aver diretto il restauro del palazzo Pretorio, di San Francesco e di altri monumenti.

[4] Lo scultore Antonio Maraini è lo stesso che dopo pochi anni realizzò il monumento ai Caduti in piazza delle Carceri.

[5] I mesi a cavallo tra il 1930 e il 1931 furono cruciali nella vita di Malaparte che era impegnato a scrivere tre libri contemporaneamente tra cui “Tecnica del colpo di stato”,  che dopo pochi mesi fu estromesso dalla direzione de “La Stampa”  e che a inizio 1931 si rifugiò a Parigi iniziando la sua singolare  fronda nei confronti del fascismo.

[6] Carlo Cresti, 1986, Architettura e fascismo, Firenze

————————–

Altri materiali per una futura “Guida dell’architettura del Novecento a Prato”: