Riflessioni intorno al Creaf

La vicenda Creaf suscita molte considerazioni tutte profondamente negative. Tuttavia mi sembra che si possa principalmente considerare come l’ultimo episodio di una politica locale di lunga durata, finalizzata a potenziare, difendere, proteggere l’imprenditoria tessile, vista come unica risorsa economica per la città.
Un’analisi attenta di questo fenomeno è esposta nel saggio “Prato e  Sabadell: quali prospettive per due “città del tessile”?” di Lisa Biancalani che si può leggere integralmente al link seguente: http://www.icps.cat/archivos/workingpapers/wp280.pdf

File: Edifici Caixa Sabadell.JPGLa ricercatrice pratese, confronta il diverso comportamento delle amministrazioni pubbliche di due città, molto simili per grandezza e caratteristiche produttive ed entrambe vicinissime a città più grandi, di fronte alla crisi del sistema tessile.

A Sabadell il governo locale fin dagli anni ’80, ha intrapreso un percorso di innovazione di ampio respiro, teso a trasformare la vecchia città tessile in una città terziaria e di servizi in cui permangono anche significative presenze industriali impiantate in parchi industriali d’iniziativa pubblica, territorializzati nella città, con servizi di qualità e prezzi immobiliari accessibili.
File:Sabadell - Eix Macià.jpg
Attraverso una politica urbanistica attenta alla qualità, con azioni di rigenerazione urbana accentrate attorno al nuovo grande Parc de Catalunya, Sabadell è diventata centro di attrazione per una pluralità di attività del terziario e del terziario avanzato, arrivando a diventare appunto un centro di servizi per un’area molto più vasta di quella cittadina. Molte iniziative hanno cercato di favorire l’imprenditoria dell’informazione e della comunicazione.
File: Vapor Badia.JPG
Un Pla de Renovaciò  Integral del Centre ha migliorato l’arredo urbano e ampliato gli spazi verdi. Il recupero delle fabbriche dismesse ha tenuto conto del patrimonio architettonico tessile e della memoria storica di Sabadell. Grande attenzione è stata posta nel potenziamento del trasporto pubblico. Notevoli investimenti sono stati fatti nel settore dell’Istruzione.

A Prato invece l’azione delle varie amministrazioni ha avuto come principale oggetto la dotazione di  servizi di supporto alla attività economica tessile. Vanno, per esempio, ricordati la realizzazione di un immenso e sovradimensionato Macrolotto 2 caratterizzato dal grande freno della rendita fondiaria, la realizzazione di un impianto centralizzato per depurare le acque industriali insieme a quelle civili (GIDA), che ha esentato i vari imprenditori a provvedere in proprio, l’Interporto che ha sacrificato risorse, territorio e patrimonio archeologico per finalità che si fatica a collegare con lo sviluppo economico dell’intera città. Anche la FIL, il Creaf, l’Asel, Tecnotessile,  Pratotrade, e altre iniziative oggi quasi dimenticate, hanno avuto come principale interesse la tutela del settore tessile e comunque sono sempre state pochissimo incisive o in ritardo.
Sarebbe da aggiungere che anche il “recupero” delle aree industriali dismesse, sempre attuato mediante brutte lottizzazioni residenziali, ha avuto lo scopo più o meno evidente di fornire agli imprenditori risorse per reinvestire.
Costante è stata la preoccupazione per rimuovere vincoli all’imprenditoria con iniziative e interventi non coordinati secondo un disegno organico.
Poco o nulla è stato fatto per dare  impulso alla differenziazione  del sistema economico. Pochi gli interventi che si possono ricordare come positivi per accrescere la qualità urbana  della città: l’unico che  viene sempre  in mente è la Biblioteca Lazzeriniana. Al contrario molti sono gli interventi che hanno avuto come risultato la dissipazione di risorse, di territorio e di patrimonio storico.
In definitiva, riflettendo sul saggio di Lisa Biancalani, ho cominciato considerando il carattere velleitario del Creaf e sono giunto alla conclusione che la vera differenza tra Prato e analoghi esempi di città europee in via di riconversione oltre alla minor capacità e velocità decisionale della politica  è la capacità di attrarre dall’esterno iniziative imprenditoriali e culturali, creando rapporti, flussi, comunanze d’intenti, funzionalità reciproche con il territorio circostante.

Questo è difficile in una città che vuol dimenticare di trovarsi al centro esatto di un’area metropolitana e che difende a denti stretti la propria medievale autonomia.